Il caso Trentini e la detenzione arbitraria: implicazioni per la travel security nei paesi ad alto rischio

La detenzione arbitraria del cooperante ONG Alberto Trentini in Venezuela espone con chiarezza le criticità di viaggiare in contesti ad alto rischio politico e legale. Tale caso diventa, nel contesto presente, un esempio chiave per comprendere, studiare, e sviluppare strategie di sicurezza e mitigazione in ambito travel security. 

Il caso Trentini e la detenzione arbitraria: implicazioni per la travel security nei paesi ad alto rischio

1 .Introduzione

La detenzione arbitraria del cooperante ONG Alberto Trentini in Venezuela espone con chiarezza le criticità di viaggiare in contesti ad alto rischio politico e legale. Tale caso diventa, nel contesto presente, un esempio chiave per comprendere, studiare, e sviluppare strategie di sicurezza e mitigazione in ambito travel security. 

Trentini, cooperante italiano di 46 anni, operava dal 2022 con l’ONG francese Humanity & Inclusion quando, il 15 novembre del 2024, è stato fermato a un posto di blocco tra Caracas Gasdualito, e successivamente privato della libertà. Il cooperante fu posto immediatamente in condizione di isolamento totale, senza contatti di nessun tipo, affidato quindi alle autorità della Direzione generale del controspionaggio militare (Dgcim). Il caso ha scosso le istituzioni, interessate al garantire tutela dei diritti fondamentali – quali assistenza legale e medica, e creare parimenti un ponte di comunicazione con i familiari e i garanti – ma anche i media di ogni natura. Passati due mesi senza motivazioni formali o possibilità di contattare la famiglia, la Farnesina ha convocato il diplomatico venezuelano e la Commissione Interamericana dei Diritti Umani (CIDH), denunciando una situazione di rischio per la sua integrità personale. 

Al proposito di rendere contezza della rilevanza della casistica, della gravità internazionale e giuridica, trattasi detenzione arbitraria la configurazione di un arresto privo di fondamento giuridico trasparentesenza garanzie alcune di difesa o accesso consolare di emergenza.

In tale contesto, la pratica della detenzione arbitraria si individua come uno strumento politico e intimidatorio, materia comune in paesi caratterizzati da un rischio politico e da uno stato di diritto pressoché assente o limitato.

Il cooperante italiano Alberto Trentini detenuto dal 2024[1]

Questo caso è peraltro emblematico sotto molti profili. Si tratta di un evento che esula dal contesto del terrorismo o del crimine comune, ma rappresenta una forma distinta di rischio politico e legale dove cittadini stranieri rischiano la detenzione arbitraria per motivazioni politiche o negoziali, o per qualsivoglia motivazione appunto arbitraria a beneficio del paese specifico. Trattandosi di contesti critici, l’episodio impone una riflessione approfondita sulle policy di travel security, sugli strumenti di informazione preventiva, e parimenti sulle strategie di protezione del personale in missione all’estero per vari motivi. Tale misura estrema si configura, in buona sostanza, come un rischio vero e proprio.

1.1. Il Venezuela come contesto e terreno fertile per detenzioni arbitrarie

Il Venezuela – confinante con Colombia, Brasile e Guyana – è attraversato da una crisi politico-istituzionale prolungata sin dal 2013, e rappresenta oggi uno degli scenari più critici in America latina sotto il profilo dello stato di diritto, oltre che politico appunto e conseguentemente legale ed economico. 

La concentrazione del potere nelle mani dell’esecutivo, il sistematico indebolimento degli organi di garanzia (come tribunali, Parlamento, Corte dei conti) e l’erosione delle libertà civili hanno progressivamente trasformato il paese in un regime autoritario con forti elementi di opacità giuridica. Il paese è ufficialmente una repubblica presidenziale con costituzione propria dal 1999 ma, soprattutto dal 2014, inizio del mandato di Nicolas Maduro, successore di Hugo Chavez, il Venezuela ha subito uno scivolamento critico e progressivo verso la menzionata forma di dittatura attuale.

Le tensioni diplomatiche tra Caracas e molte cancellerie occidentali, incluse l’Italia, Stati Uniti e paesi dell’Unione Europea, aggravano la posizione dei cittadini stranieri presenti nel paese, spesso percepiti come potenziali agenti di ingerenza, soprattutto se coinvolti in attività economiche, umanitarie, politiche o giornalistiche. A corredo di ciò quindi, la travel security assume una centralità, ancora una volta, strategica. La fragilità istituzionale, l’arbitrarietà delle forze dell’ordine, spesso anche colpite da fenomeni corruttivi, l’assenza di contrappesi giudiziari di salvaguardia, e la strumentalizzazione della giustizia penale, costituiscono fattori di rischio strutturali per qualsiasi operatore internazionale.

Il Venezuela e i suoi confini[2]

Il Venezuela di oggi costituisce un contesto caratterizzato da una drammatica erosione delle garanzie democratiche, da un sistema carcerario segnato da pratiche coercitive e da un uso strumentale della detenzione di stranieri. Trentini non è un caso isolato nel contesto venezuelano. Altri cittadini italiani, come Amerigo de Grazia e Margarita Paulita Assenza, hanno subito analoghe esperienze di detenzione, terminata nell’estate del 2024, senza alcun procedimento, confermando quindi un pattern sistemico.

In tal contesto, il viaggiatore, sia esso cooperante, manager, turista o dipendente aziendale, si trova esposto a rischi vari, abusi, violazioni e logiche repressive a bassa prevedibilità, ma ad alto impatto. Un adeguato risk assesment richiede, dunque, un’analisi realistica del contesto politico-istituzionale, dell’affidabilità dello stato ospitante e delle dinamiche di negoziazione diplomatica, alla quale deve seguire previamente un protocollo di emergenza.

3. Strumenti per prevenire e reagire

Dopo aver individuato e contestualizzato il problema, ora nell’analisi si intende porre concentrazione sui protocolli da seguire prima del viaggio e, eventualmente, in caso di crisi sopraggiunta. Questo servirà, ulteriormente, non solo per delineare una check list, ma anche per trarre, contestualmente, degli insegnamenti a beneficio del lettore e operatori del settore.

Alcuni casi di detenzione di cittadini, spesso occidentali, all’estero, in virtù della loro nazionalità, diventa spesso merce di scambio tra gli stati coinvolti, e usati per qualsivoglia pratica nell’ottenimento di benefici, posizioni ricattatorie o di potere. Negli ultimi anni, molti esperti in relazioni internazionali e diritto hanno attirato maggiore attenzione sul fenomeno, sollevando però il dibattito principale sulla “zona grigia” in cui tale tipo di detenzione si colloca, ambiguamente intermedia tra la detenzione legittima e il sequestro illegale di una persona. Questa controversa pratica non costituisce, va detto, una novità nella politica internazionale, ma negli ultimi anni, specialmente negli stati occidentali, ha destato crescente preoccupazione.

Un efficace programma di travel security in scenari potenzialmente ostili deve integrarsi su due livelli: prevenzione e gestione del rischio.

La prevenzione comprende un aggiornamento costante attraverso fonti affidabili (come la Farnesina, Alert Travel del Ministero degli Esteri, ONG di diritti, think tank spuri). Le aziende devono predisporre un piano che includa quindi:

  • Check list prima della partenza, con la verifica delle condizioni politiche, trattamento di casi analoghi, canali diplomatici disponibili;
  • Formazione e briefing verso i viaggiatori, al fine di fornire conoscenza sulle possibili minace e protocolli minimali;
  • Contatto con l’ambasciata locale e organismi umanitari, al fine di predisporre un riferimento logistico e consolare operativo.

Nella gestione del rischio, le procedure di incident response ricoprono un ruolo importante, e consistono in un approccio strutturato per reagire efficacemente quando si verificano violazioni di libertà.

Devono essere analogamente definiti:

  • Canali definiti per mobilitare autorità diplomatiche e consolari (la Farnesina);
  • Procedure per attivare delegati speciali, come Luigi Vignali per il caso Trentini, al fine di mediare con le autorità straniere;
  • Meccanismi per gestire relazioni con famiglia, media, ONG, mantenendo discrezione e pressione diplomatica calibrata.
  • Implicazioni e raccomandazioni per manager e security specialist.

Il primo punto riguarda la necessità di formalizzare, policy aziendali che valutino scenari politici prima dell’autorizzazione di viaggio e che favoriscano l’uso di agenzie indipendenti per analizzare e prevenire rischi in contesti ostili. Ulteriormente, stabilire “early warning systems” con agenzie internazionali e società di sicurezza e partner locali per monitorare nuove dinamiche di contesto o dinamiche emergenti come la repressione.

Il secondo punto riguarda il definire procedure di gestione del rischio e della crisi. Questo è necessario al fine di creare un cabinet di crisi dedicato, pronto ad attivarsi in caso di detenzione arbitraria. Documentare quando possibile posizione e condizione del detenuto è una prassi essenziale, e conseguentemente predisporre appelli, rapporti fruttuosi con autorità locali e organismi umanitari internazionali. Infine, in una serie di prassi a posteriori. coordinare le comunicazioni tra famiglia, stampa, ONG, senza compromettere la privacy necessaria e senza contribuire pericolosamente a dissidi ulteriori e complicazioni mediatiche eccessive. Il fine ultimo è la salvaguardia della salute del detenuto e delle operazioni volte a garantirne il rimpatrio.

A questi due punti essenziali val la pena di ricordare che le procedure teoriche e pratiche, fattive nel gestire l’evento, debbano essere affiancate da assistenza personale e psicologica e soprattutto lavorare sulla casistica. Studiare e informarsi, divulgare e formare spesso risulta la pratica effettiva più efficace.

4. Conclusioni

Il caso Trentini configura un paradigma estremamente interessante. L’attività cooperativa, seppur non politica, può convergere su rischi strutturali in contesti instabili. In termini propri a security manager aziendali o a viaggiatori professionali, il caso esige una riflessione pratica e urgente, non solo su come prevenire il rischio eventuale, ma anche su come si possa reagire diplomaticamente quando la libertà viene negata ingiustamente.

Lo scenario venezuelano critico evidenzia la necessità di modelli di viaggio integrati, che coniughino formazione e informazione, risk assesment preventivo, canali di protezione statali, e un robusto, come visto, crisis management. A partire da questa convergenza può emergere una travel security capace di difendere persone, reputazioni, e interessianche in condizioni politiche ostili e non convenzionali.

Fonti consultate

https://unipd-centrodirittiumani.it/it/notizie/alberto-trentini-cooperante-arrestato-in-venezuela-la-societa-civile-esprime-preoccupazione-per-la-violazione-dei-diritti-umani

https://www.corriere.it/esteri/25_agosto_30/alberto-trentini-cella-9-mesi-df203d72-ab79-4cdc-b91e-862b7dabdxlk.shtml

https://www.wired.it/article/alberto-trentini-chiamata-famiglia-inviato-tajani

https://confronti.net/2025/07/venezuela-detenuti-stranieri-ostaggi-politici-del-regime-maduro/

https://www.amnesty.it/venezuela-detenzioni-arbitrarie-continuo-strumento-controllo-e-repressione

https://www.viaggiaresicuri.it/find-country/country/VEN

https://masterdirittiumanisapienza.it/porre-fine-a-tutte-le-forme-di-detenzione-arbitraria-unanalisi-del-rapporto-2023-presentato-al-consiglio-dei-diritti-umani-dallomonimo-gruppo-di-lavoro-delle-nazioni-unite/

https://www.esteri.it/it/sala_stampa/archivionotizie/comunicati/2025/08/venezuela-liberazione-dei-connazionali-amerigo-de-grazia-e-margarita-assenza

https://www.difesa.it/assets/allegati/38334/18_marone_is_7_ita_2023.pdf


[1] Fonte dell’immagine: https://www.mattinopadova.it/nordest/trentini-cooperante-venezuela-chi-e-ritratto-venezia-si56hi77

[2] Fonte dell’immagine: https://www.unesco.cc/mappa_venezuela.htm

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