Introduzione
In un contesto internazionale sempre più instabile, caratterizzato da escalation improvvise, guerre ibride e competizione informativa, la capacità di intercettare i segnali deboli che precedono un conflitto è una competenza strategica.
Questo articolo nasce con l’obiettivo di approfondire come il team di Travel Security, Situational awareness & Early Warning di Kriptia, attraverso un approccio sistematico all’intelligence da fonti aperte (OSINT), sia riuscito, attraverso la dimensione storica, a contestualizzare e rilevare indicatori precoci della crisi India-Pakistan, prima che la narrativa mainstream ne riconoscesse l’intensificazione.
Cogliere ed interpretare i segnali di un’escalation come quella tra India e Pakistan non è un lavoro semplice e richiede la trasformazione di dati in segnali operativi.
Non si tratta di semplice raccolta, in quanto in uno scenario informativo saturo — dove ogni minuto emergono tweet, breaking news, video e articoli — il compito dell’analista non è “scoprire tutto”, ma distinguere il significativo dal banale, il segnale dal rumore.
Questo ruolo richiede una profonda conoscenza del contesto geopolitico, essenziale per discernere gli eventi che si inseriscono nella normale dinamica di un contesto regionale complesso dalle deviazioni significative (es. Individuare pattern anomali nei movimenti delle truppe, nei flussi di comunicazione o nelle dichiarazioni ufficiali).
Si tratta di capire quando un cambiamento semantico nei media statali non è solo retorica, ma parte di un’escalation narrativa e diplomatica che precede la crisi; nonché di gestire l’incertezza e di valutare l’affidabilità di una fonte pubblica senza cadere nella trappola della manipolazione o dell’overconfidence.
In questo, realtà come Kriptia, operando in modo innovativo, strutturato e rigoroso, possono fornire un vantaggio informativo reale —per imprese e stakeholder che non possono permettersi di restare ciechi fino a quando è troppo tardi.
La narrazione storica e la ricerca di pattern
Ciò che è accaduto il 6 e 7 maggio tra India e Pakistan non può essere letto in chiave isolata, alla luce di un singolo evento, ma deve essere inteso in una analisi di lunga durata.
In questa prospettiva di analisi gli eventi non sono collegati in modo sterile e asettico, ma sono visti in un crescendo sistemico, permettendo di capire l’attualità.
La narrazione storica si intende in questo caso come al servizio del presente, e non solo mera narrazione: comprendere il passato serve per comprendere il presente e interpretare il futuro, non solo o per nulla per ricordare gli eventi in sequenza, ma per identificare strutture e cause profonde.
In ambito geopolitico, come quello qui in analisi, il passato influenza il presente, nel modo in cui memorie, attriti, dottrine, lotte, si alimentano costantemente, giungendo a una tale complessità per la quale è spesso difficile trovare una causa univoca. In questa complessità, il punto è individuare però delle regolarità in ciò che una parte chiede, come agisce, e nel modo in cui l’altra parte reagisce. Per quello è doveroso parlare di pattern, di sistematicità. Bisogna pensare tutti gli eventi come non solo accaduti, ma percepiti. Ciò che accade oggi è nuovo, ma è anche memoria di ciò che è accaduto nel 1947, con la costituzione del Pakistan, con le due guerre del Kashmir, e così via. Il passato qui vogliamo intenderlo non solo come evento, ma come “alimento” e fenomeno ogni volta nuovo e diverso rispetto al precedente. Si provi quindi a intendere il passato come un laboratorio interpretativo, da osservare costantemente.

Figura 1 ) Mappa del confine territoriale tra India e Pakistan [1]
Fratture
Tra India e Pakistan, secondo questa dimensione storica, ci sono circa ottanta anni di precedenti di insofferenza e rifiuto reciproco più o meno indiretto, dalla creazione del Pakistan nel 1947 a oggi.
La frattura originaria si manifestò nel contenzioso sullo stato del Jammu e Kashmir, a maggioranza musulmana ma con presenza induista, il cui controverso accesso all’India generò il primo conflitto indo-pakistano.
La questione annosa del Kashmir, tuttavia, è solo manifestazione di un dissidio più profondo, ovvero di una differenza nella concezione dell’idea di nazione, secondo un destino comune, dell’idea di cittadinanza, partecipazione e ovviamente della memoria storica, concependo l’idea del concetto di “memorie”, spesso contrastanti e bivalenti. Mentre l’India rivendica una continuità territoriale e culturale essenzialmente multireligiosa seppur con predominanza induista, il Pakistan è costruito e soprattutto concepito su un’idea di comunità religiosa e politica autonoma. In tale quadro, la retorica nazionalista si è progressivamente irrigidita, alimentando quindi la rappresentazione simmetrica di “civiltà in lotta”. A questo si aggiungono le influenze esterne, dalla guerra fredda alla rivalità ricca di acredine indo-cinese, dal sostegno statunitense al Pakistan durante la guerra in Afghanistan. Queste opposte reti di alleanze nel complesso scacchiere internazionale hanno contribuito a congelare e rendere statico il conflitto. La lunga durata storica diventa quindi lunga durata in un conflitto di civiltà, e nuove linee politiche, che acuiscono le sottostanti trame sociali e identitarie, calderone di un conflitto profondo e complesso. Si pensi anche alla struttura dei due paesi, l’India con una popolazione di poco meno di un miliardo e mezzo di persone, l’altro con 250 milioni, e si nota, generalmente, una adesione generale ai leader dei paesi, i primi ministri Narendra Modi per l’India e Shehbaz Sharif per il Pakistan.
Background della crisi
In questo contesto, comprendere le radici storiche e strategiche della crisi tra India e Pakistan è essenziale per interpretare correttamente l’escalation recente. Una ricostruzione puntuale dei principali eventi politici e militari che hanno scandito quasi otto decenni di conflitti intermittenti, consente infatti di individuare quei pattern di comportamento e reazione che, ancora oggi, definiscono il fragile equilibrio nella regione.

Figura 2) Linea temporale dei principali momenti di tensione tra India e Pakistan [2]
Incominciando con la breve narrazione col biennio 1947-48, e quindi con la prima guerra del Kashmir, durante le quali tribù armate del Pakistan invasero il Kashmir, con susseguente difesa del territorio, fino al cessate il fuoco del gennaio del 1949, mediato dalle Nazioni Unite, stabilendo la Line of Control (LoC), dividendo congiuntamente il Kashmir tra i due attori geo-politici.
Nel 1965 ebbe luogo la cosiddetta seconda guerra del Kashmir, durante la quale il Pakistan lanciò l’operazione Gibraltar, infiltrando forze al fine di fomentare un’insurrezione, assimilabile a una guerra civile, causando la risposta militare indiana, giungendo, con la mediazione di Stati Uniti e Unione Sovietica, alla dichiarazione di Tashkent e alla pace. Rilevante il coinvolgimento, in piena guerra fredda, di due attori così opposti nel derimere una questione localizzata, segno del fatto, riverberante ancora nel teatro contemporaneo, del ruolo globale già 60 anni fa percepibile e riscontrabile. Dopo pochi anni, nel dicembre del 1971, ebbe luogo la guerra per il Bangladesh, durante la quale l’India intervenne nel conflitto tra Pakistan orientale e occidentale, sostenendo il momento di indipendenza bengalese anti-pakistano, portando poi alla nascita del Bangladesh e alla resa di circa 90.000 soldati pakistani. Giungendo poi alle porte del XXI secolo, tra il maggio e il giugno del 1999, con il conflitto di Kargil, forze pakistane e militanti simpatizzanti, occuparono posizioni strategiche nel settore di Kargil, causando quindi la risposta indiana, con il lancio di un’offensiva per riconquistare quei territori in altura, portando poi al ritiro pakistano, ancora una volta sotto pressione internazionale. Tra il 2001 e il 2002, un attacco al parlamento indiano, attribuito a gruppi militanti con base in Pakistan, portò a una massiccia mobilitazione militare da entrambe le parti, portando a una risoluzione senza conflitto aperto, ma con tensioni costanti, e può essere individuato come questo, una nuova forma di conflitto latente, meno bellico e diretto, ma stabile.
Nel 2008, una serie di attacchi coordinati a Mumbai causò oltre 170 morti, secondo una matrice Lashkar-e-Taiba, gruppo con base in Pakistan, secondo le fonti indiane.
Nel 2016 ebbero luogo gli attacchi di Uri, causanti 19 militari indiani morti, e i cosiddetti “surgical strikes” di conseguenza indiana, colpendo in modo mirato oltre la LoC i campi dei militanti.
In questa analisi, è rilevante sottolineare come l’attacco di Pulwama del 2019 e la successiva risposta indiana su Balakot, abbiano costituito una soglia critica nella storia recente del conflitto, segnando un cambiamento netto nei limiti della sopportazione e nelal dinamica della reazione. La prevedibilità della crisi emerge quindi, essendo il 2019 anno della prima vera rappresaglia ad alta intensità nel territorio profondo pakistano dal 1971. Nel 2025 il conflitto si è presentato con caratteristiche molto simili, attraverso un attentato ad “alta visibilità” contro civili a firma di un gruppo militante, forte pressione politica interna sull’esecutivo indiano, sospensione del dialogo bilaterale rescindendo accordi e ambascerie. L’esistenza di questi indicatori, pattern, ulteriormente a infiltrazione lungo la LoC nei mesi antecedenti, l’incremento della propaganda militante, l’assenza di dialogo tra le intelligence, suggeriva già in fase precrisi, una condizione matura per l’escalation.
Pattern e Conclusioni
Dall’analisi sistematica e multidisciplinare degli eventi storici, politici e strategici relativi all’escalation tra India e Pakistan, emergono con chiarezza alcuni pattern ricorrenti che si sono ripresentati nel tempo, permettendo di anticipare e interpretare con efficacia le crisi contemporanee.
Innanzitutto, appare evidente il ruolo cruciale dell’attacco asimmetrico come elemento scatenante dell’escalation. Tale attacco, spesso ad alto impatto simbolico e mediatico, risulta efficace nel creare pressioni interne ed esterne che spingono inevitabilmente alla risposta militare visibile e diretta da parte dell’India. Questa risposta non è semplicemente reattiva ma assume spesso caratteri strategici volti a inviare segnali forti di deterrenza sia interni sia internazionali.
Parallelamente, si registra costantemente l’intensificarsi di una retorica conflittuale, speculare e simmetrica da entrambe le parti. Tale retorica non è solo propaganda, ma svolge una funzione preparatoria nel mobilitare il consenso interno e nel giustificare le azioni militari. Essa agisce inoltre come elemento predittivo, segnalando un imminente incremento delle ostilità.
Il Kashmir rimane il fulcro simbolico e strategico della contesa. Non solo per questioni identitarie o religiose, ma soprattutto per la sua centralità geostrategica e per le risorse idriche che lo rendono fondamentale per la sicurezza e la sostenibilità economica di entrambe le nazioni. La revoca dell’autonomia del Jammu e Kashmir nel 2019 ha segnato una svolta decisiva, eliminando ogni ambiguità sulla volontà indiana di rafforzare il controllo diretto e intensificando ulteriormente le tensioni latenti. Inoltre, la sospensione da parte indiana del Trattato delle Acque dell’Indo è diventata un’arma strategica potente che minaccia direttamente la stabilità economica e sociale del Pakistan.
Dal punto di vista militare, la presenza di arsenali nucleari comparabili, con circa 170 testate per ciascun paese, rende ogni escalation potenzialmente catastrofica, imponendo estrema cautela nella gestione diplomatica internazionale della crisi. L’attuale condizione economica, particolarmente critica per il Pakistan con un debito estero elevato e riserve insufficienti, acuisce ulteriormente le vulnerabilità, trasformando le crisi militari in crisi multifattoriali, con forti ripercussioni economiche, diplomatiche e sociali.
In conclusione, le analisi condotte tramite fonti aperte dal team di Travel Security, Situational Awareness & Early Warning di Kriptia hanno dimostrato come l’interpretazione dei segnali deboli, combinata a una rigorosa contestualizzazione storica e strategica, consenta di anticipare con precisione le crisi geopolitiche. Tale approccio rappresenta un vantaggio strategico decisivo per aziende e istituzioni che operano in contesti internazionali complessi, dove l’anticipazione tempestiva può significare la differenza tra gestire un rischio e subirlo passivamente.
Fonti:
- https://en.wikipedia.org/wiki/Indo-Pakistani_wars_and_conflicts
- https://www.satp.org/
- https://digitallibrary.un.org/search?ln=en&p=India+Pakistan+Kashmir&action_search=Search
- https://peacemaker.un.org/en/search/node?keys=pakistan
- https://www.worldbank.org/en/search?q=pakistan
- https://abcnews.go.com/International/india-pakistan-kashmir-conflict-threat/story?id=121656628#:~:text=Kashmir%20at%20center%20of%20conflict,of%20Mary%20Washington%20in%20Virginia.
- https://www.cfr.org/global-conflict-tracker/conflict/conflict-between-india-and-pakistan
- https://www.janes.com/search?indexCatalogue=site-search&searchQuery=pakistan&scoringInfo=cHJpb3JpdGlzZV9jb250ZW50X3R5cGU7SGlnaENvbnRlbnRUeXBlOlBhZ2U=
- https://www.asianstudies.org/wp-content/uploads/india-pakistan-conflict-an-overview.pdf
- https://armscontrolcenter.org/history-of-conflict-in-india-and-pakistan/
- https://www.bbc.com/news/articles/c30q09638n8o
- https://www.nytimes.com/2025/05/11/world/asia/india-pakistan-what-we-know.html
- https://history.state.gov/milestones/1961-1968/india-pakistan-war
- https://www.abc.net.au/news/2025-05-12/why-india-pakistan-fighting-kashmir-region-history/105277862
Fonti delle Immagini:
[1] Fonte immagine: https://www.euronews.com/2019/02/28/pakistani-prime-minister-imran-khan-says-indian-pilot-to-be-released-as-gesture-of-goodwil. Le immagini presenti sono utilizzate eslusivamente a scopo illustrativo. I diritti d’autore appartengono ai rispettivi proprietari.
[2] Fonte immagine: https://www.difesamagazine.com/evidenza/pakistan-india-guerra/ Le immagini presenti sono utilizzate eslusivamente a scopo illustrativo. I diritti d’autore appartengono ai rispettivi proprietari