Tripoli nel 2025: tra fragilità strutturale e urgenza nella precognizione del rischio geopolitico e strategico

Questo articolo propone una disamina analitica del contesto tripolitano alla luce delle tensioni recenti, con particolare attenzione alla gestione del rischio e al ruolo della precognizione strategica, intesa come capacità di anticipare scenari avversi mediante analisi di intelligence e OSINT. 

Tripoli nel 2025: tra fragilità strutturale e urgenza nella precognizione del rischio geopolitico e strategico

1. Introduzione

Questo articolo propone una disamina analitica del contesto tripolitano alla luce delle tensioni recenti, con particolare attenzione alla gestione del rischio e al ruolo della precognizione strategica, intesa come capacità di anticipare scenari avversi mediante analisi di intelligence e OSINT. 

1.1 Premessa storica e contesto strutturale

Tripoli si inserisce in una lunga storia mediterranea in cui poteri, rotte commerciali e competizioni regionali ne hanno plasmato identità e funzione strategica. Da città fenicia e poi centro romano della Tripolitania, è divenuta nel tempo un nodo tra Mediterraneo e Nord Sahara.

Dalla caduta di Gheddafi nel 2011, la capitale libica è diventata il fulcro delle tensioni nazionali: il collasso del potere centrale e la proliferazione di milizie locali e tribali hanno trasformato Tripoli in un mosaico frammentato di zone d’influenza. Le alleanze mutevoli, l’indebolimento delle istituzioni e l’ingerenza di attori esterni – Turchia, EAU, Egitto, potenze europee e atlantiche – hanno reso la città un contesto estremamente instabile e ad alto rischio strategico.

Oggi la contrapposizione tra il Governo di Unità Nazionale (GNU) di Tripoli e il Governo di Stabilità (GNS), sostenuto da Haftar, produce una competizione costante per la legittimità politica e il controllo del territorio. In mezzo, milizie armate influenzano sicurezza, economia e gestione urbana.

Il controllo della capitale offre accesso a infrastrutture critiche e risorse statali, ma resta precario e vulnerabile a rapide escalation. In questo scenario, la “precognizione del rischio” diventa essenziale: un’analisi continua e strutturata – come svolto dagli analisti di Kriptia fino a settembre 2025 – permette di anticipare segnali di crisi in un ambiente complesso e frammentato.

2. 2025: l’anno critico

La crisi libica mostra un andamento costante e acuto, alimentato dagli scontri tra milizie affiliate al GNU e forze rivali (SDF), oltre che dalla competizione per infrastrutture strategiche come l’aeroporto di Mitiga. In simili contesti, l’analisi del rischio richiede l’individuazione accurata di aree critiche, poiché interventi o cambi di assetti interni possono innescare escalation.

Secondo diversi think tank, il tentativo di Dbeibah di consolidare il controllo territoriale senza una riforma della sicurezza rischia di amplificare tensioni latenti; l’ISPI evidenzia come un approccio “zero sum” alla sicurezza possa produrre effetti destabilizzanti. Rilevante è anche l’incontro riservato del 3 settembre 2025 a Roma tra Saddam Haftar e Ibrahim Dbeibah, indicativo di possibili ribilanciamenti politici.

Parallelamente, cresce l’interesse internazionale verso il settore petrolifero libico, ma porti, oleodotti e infrastrutture energetiche restano aree ad alto rischio, esposte a sabotaggi e instabilità.

2.1 Le nuove crisi del maggio 2025

Il momento più critico del 2025 a Tripoli ha avuto luogo tra il 12 e il 19 maggio, con la sequenza di eventi nota come “2025 Tripoli clashes”. L’assassinio del comandante Abdel Ghani al-Kikli ha fatto deflagrare una escalation critica tra la 444th Infantry Brigade, controllata dal GNU, e il gruppo Stability Support Apparatus (SSA), con il coinvolgimento anche di forze RADA/SDF.

Le dinamiche rispecchiano elementi classici di un conflitto urbano in territorio ibrido: 

  • combattimenti concentrici;
  • interessamento di quartieri popolosi;
  • scontri per l’accesso a strutture carcerarie;
  • movimenti di milizie esterne;
  • sospensione dei voli;
  • proteste e disordini civili.

Dopo questi scontri si giunse però a un accordo di cessate il fuoco il 14 maggio e alla costituzione, il 19 maggio, di una “commissione di tregua” sotto l’egida del Consiglio Presidenziale e della missione ONU dislocata.

Da questo scontro però ne derivò un bilancio di 8 civili morti, decine di feriti, decine di detenuti rilasciati e un’accresciuta conseguente sfiducia nella governance tripolina. Non meno rilevante è che l’evento ha spinto a proteste contro il governo di Dbeibah, con richieste di dimissioni. Il conflitto ha inferto un colpo evidente, deducibile come l’analisi di una capitale non immune da scontri inter-miliziani, scossa e debole nella gestione dell’hinterland.

2.2 Evoluzioni successive e persistenti vulnerabilità

Dopo il maggio 2025, la tregua è sopravvissuta a stento. Recentemente, un accordo che ha avuto l’endorsement della Turchia, non ancora firmato, ha previsto che RADA evacuasse la zona civile afferente all’aeroporto Mitiga, mentre unità leggere ne garantiscono presidio. Tuttavia, l’assenza di pattugliamenti RADA in città ha innescato un inasprimento e aumento nella criminalità comune, come è prevedibile in simile situazioni di debolezza del potere centrale e disordini. Ulteriormente, in questa analisi, è rilevante come il patto abbia comunque fatto emergere problematiche intense e diffuse, rende trasparente la precarietà strutturale e terreno fertile per ulteriori, nuovi rischi e criticità.

3. Cronologia degli eventi del 2025

Data / PeriodoEventoAttori principaliImpatti / Rischi rilevanti
12 maggio 2025Assassinio del comandante Abdel Ghani al-Kikli (“Gheniwa”)SSA vs 444th BrigadeAvvio scontri urbani e destabilizzazione degli equilibri
13–14 maggio 2025Esplosione di scontri in vari quartieri di TripoliMilizie rivali; aree Abu Salim, Salah EddinRischio civile elevato, infrastrutture colpite, sospensione voli
14 maggio 2025Annuncio di cessate-il-fuocoGNU, UNSMILTentativo di de-escalation, persistono tensioni residue
19 maggio 2025Creazione di una “commissione di tregua”UNSMIL, Consiglio PresidenzialeMonitoraggio e contenimento del conflitto
Novembre 2025 (12 nov)Naufragio con almeno 42 dispersiFlussi migratori, IOMRischio umanitario e reputazionale
Novembre 2025 (5–13 nov)Arresto del generale Osama Almasri NajimForze libiche, ICCImplicazioni giudiziarie e politiche

4. Precognizione del rischio e strumenti di intelligence e OSINT

Nel contesto del risk management internazionale, si deve attuare una distinzione tra rischio percepito, gestione del rischio e precognizione strategica del rischio.

Il rischio percepito è la valutazione corrente di una situazione instabile, con diagnosi dei fatti, cause e conseguenze in contesto strategico. 

La gestione del rischio rappresenta il complesso universo di strumenti operativi e check list al fine di mitigare, rispondere o contrastare i rischi, valida in una vastità di casi ed eventi, oltre che impieghi. 

Infine, la precognizione strategica del rischio è la capacità di anticipare, con metodo, scenari ostili, identificare soglie e aree critiche e quindi disporre contromisure preventive.

La precognizione si basa sull’integrazione delle analisi HUMINT e OSINT, interpolandole con la validazione di immagini satellitari accessibili, e l’ampio spettro delle fonti aperte.

Nel contesto libico, l’analisi OSINT riveste e ha rivestito un ruolo fondamentale, attraverso la pluralità di fonti, attori, che rendono il numero di fonti ancora più ampio, unitamente all’uso di report strategici e al monitoraggio dei flussi migratori.

Un modello operativo di precognizione, secondo queste riflessioni, può articolarsi in quattro fasi metodologiche:

  1. Monitoraggio sistematico: raccolta continua di segnali deboli, movimenti di milizie, comunicazioni interne, variazioni nei comandi, annunci politici, contenuti social e pubblicazioni locali; monitoraggio infrastrutturale attraverso immagini satellitari sullo stato degli aeroporti, come quello Mitiga, del porto, e degli snodi chiave di energia e acqua;
  2. Analisi comparata e modelli di scala: confronto con scenari passati e soglie di attivazione, come ulteriori tumulti, assalti, incendi, escalation. Ancora una volta, l’analisi contemporanea deve dialogare con una analisi su lunga e breve durata, essenziale nell’attività predittiva in campo intelligence;
  3. Allerta precoce e soglie operative: definizione di soglie critiche e “trigger” che, superate, attivano fase di allerta medio-alta o alta; comunicazione strutturata mediante briefing e dialoghi operativi e tempestivi per attori istituzionali, diplomatici, operatori umanitari e privati;
  4. Meccanismi di risposta mitigativa: fase presentiva strutturata attraverso una mediazione preventiva, ridispiegamento di forze neutre, negoziazione locale, disinnesco della criticità; conseguentemente, una fase reattiva prevede protocolli di evacuazione, sicurezza per sedi critiche, rimpatri, comunicazioni d’emergenza, pianificazione della continuità operativa post quem.

Assai rilevante è considerare come in Tripoli la complessità delle forze coinvolte, tra locali e internazionali, rende essenziale che il modello di precognizione preveda feedback loop continui. Ogni sviluppo informativo deve dare luogo a riaggiustamenti dinamici del modello stesso.

Nel caso del maggio 2025, un modello di precognizione avrebbe dovuto monitorare segnali di tensione. La crescente fase di attrito tra Dbeibah e Kikli, manovre della 444th Brigade, l’acuirsi dei conflitti interni hanno rappresentato indubbiamente criticità crescenti, non prive di apparenti segnali predittivi.

La precognizione, tuttavia, non è una scienza, bensì una strategia. Mancate risposte istituzionali, lentezze nella catena decisionale, ostilità di attori non controllabili e limiti operativi, possono vanificare le capacità di natura predittiva nei suoi applicativi molteplici. In ambienti quindi in cui le alleanze cambiano in fretta, segnali deboli potrebbero essere ignorati o travisati. Inoltre, una forte presenza militare preventiva può essere percepita come provocazione e innescare di contraltare reazioni di natura avversa.

5. Analisi del rischio e raccomandazioni operative

Devono essere valutati essenzialmente alcuni indicatori di alert “pre allarme” da monitorare. Essi afferiscono a:

  • Mobilitazione di convogli militari all’interno di tripoli o verso periferie urbane;
  • Comunicati o annunci ufficiali riguardanti cambi nei comandi delle milizie;
  • Frequente uso di social media che riferiscono movimenti armati o tensioni nei quartieri;
  • Chiusure o sospensioni delle attività aeroportuali o portuali;
  • Proteste civili improvvise nei principali snodi urbani;
  • Incidenti legati a flussi migratori marittimi;
  • Rapporti su arresti o procedimenti per crimini vari, soprattutto contro i diritti umani.

6. Conclusione: Triplo come laboratorio del “rischio anticipato”

Tripoli, oggi, è un caso paradigmatico, degno di questo approfondimento, relativamente allo studio di stati o capitali in momento bellico. Conflitti armati, destabilizzazione politica, economica e quindi nella credibilità, sono al contempo innescate e inasprite da tensioni, equilibrio instabile e conflitti. Le tensioni esplose nel maggio 2025 illustrano quanto velocemente una scintilla, come l’assassinio di un comandante militare, possa trasformarsi, in una situazione ben nota in una letteratura storica e geopolitica, in un conflitto non solo urbano, bensì generalizzato.

In questo contesto, il concetto di precognizione del rischio va ben oltre la retorica comune. Esso diviene strumento vitale per attori internazionali, diplomatici, ONG e investitori e operatori economici che operano in territori e contesti ad alto rischio. La capacità, con i limiti metodologici e pratici di cui sopra, di anticipare, misurare, esprimere soglie critiche e predire contromisure, è una delle poche linee di difesa contro l’imprevedibilità. Il concetto di imprevedibilità è assai importante, e non può essere desunto senza una compressione della lunga durata storica, degli attori coinvolti, del contesto e motivazioni in essere.

Tripoli rappresenta un importante applicativo in quanto rappresenta questi fattori analizzabili, ma rappresenta unitamente, con la sua camaleontica imprevedibilità, anche un limite. 

Fonti:

https://www.linkedin.com/posts/kriptia_kriptia-situation-report-tripoli-en-activity-7374094902298742785-5VDl

https://www.osmed.it/2025/05/30/libia-caos-scontri-e-parate-militari/

https://www.rainews.it/articoli/2025/05/libia-ancora-manifestazioni-contro-il-governo-di-dbeibeh-2869ed75-9a16-4b88-b3f8-200fcc8d0395.html

https://www.africarivista.it/violenti-scontri-in-libia-tra-milizie-ad-al-zawiya/280554/?srsltid=AfmBOopeHtNMCstIn_y3qQPbhR0q-Pf3bc3jLH9FdHQYxQZBO7tEkwJ0

https://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2025/08/24/libia-almeno-12-morti-in-scontri-armati-a-tripoli_3e7bb6e4-24cd-49c6-a507-902e4d979a1e.html

https://www.repubblica.it/esteri/2025/05/15/news/libia_tripoli_dbeibah_scontri_milizie_migranti-424193756

https://www.esteri.it/wp-content/uploads/2023/06/Libia_una-crisi-pluridimensionale.pdf

https://documenti.camera.it/leg18/dossier/pdf/ES0224.pdf?_1664729377156


Massimiliano Spiga, Ph.D., è Intelligence Analyst in Kriptia. Ricopre unitamente il ruolo di Direttore del Comitato Scientifico e Culturale, nonché Coordinatore dell’Osservatorio sulla Criminalità d’Impresa per Kriptia International. I suoi interessi riguardano, nell’ottica culturale e scientifica di Kriptia, l’equilibrio tra analisi storica e riflessioni contemporanee, geopolitiche, strategiche, con ulteriore attenzione all’analisi dell’informazione, della sua gestione in rapporto a dinamiche aziendali di sicurezza. Attualmente si sta occupando parallelamente del rapporto tra imprese e criminalità. 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *