L’ennesima eccellenza italiana è finita macchiata dalla richiesta di amministrazione giudiziaria. La richiesta della Procura di Milano nei confronti dell’azienda di moda Tod’s è stata, infatti, respinta dal Tribunale di Milano e dalla Corte d’appello. Tuttavia, il procuratore ha richiesto il parere della Corte di Cassazione che si esprimerà in merito il prossimo mese.
Secondo la Procura, Tod’s non avrebbe controllato adeguatamente la sua filiera produttiva, con riguardo a subappaltatori terzisti cinesi, in cui sarebbero stati riscontrati episodi di sfruttamento lavorativo e varie irregolarità. Questo non è il primo caso, in quando segue aziende dei gruppi Dior, Armani, Alviero Martini, Valentino e Loro Piana.
Senza entrare nel merito della vicenda che non si è ancora conclusa, sono almeno due gli spunti che si ricavano. Dalle colonne di 24+, il Professore Ordinario di Diritto Penale UnitelmaSapienza Vincenzo Morgillo ricorda che le catene di fornitura delle organizzazioni possano celare violazione dei diritti umani e illegalità criminale eche, per questo motivo, l’attenzione del Parlamento Europeo ha prodotto la recente Direttiva UE 2024/1760 sulla due diligence in materia di sostenibilità aziendale (CSDDD). Questa Direttiva, infatti, obbliga le aziende a ripensare e monitorare tutta la filiera di approvvigionamento, stabilendo obblighi legali per le imprese riguardo alla due diligence in materia di sostenibilità, promuovendo pratiche commerciali responsabili e la protezione dei diritti umani e dell’ambiente.
Tuttavia, nota il Prof. Morgillo “l’applicazione di misure fortemente invasive sulla base di meri indizi, ipotesi di “contiguità ambientale” o supposte agevolazioni rischia di generare, più che prevenzione – tutta da verificare, se non si vuole cedere all’illusione taumaturgica della “mano giudiziaria” – una stigmatizzazione preventiva, che può colpire anche imprese sane, con effetti reputazionali e patrimoniali difficilmente reversibili.”
È comprensibile, sotto questa prospettiva, la reazione del presidente di Tod’s Diego Della Valle che dichiara a stretto giro: “il Made in Italy è una delle eccellenze del nostro Paese che tutto il mondo ci riconosce […] e non si dovrebbero raccontare con leggerezza delle banalità come se fossimo veramente dei delinquenti, senza un contraddittorio al momento opportuno. Crea danni enormi al Paese, all’artigianato, ai giovani che cercano lavoro. Questa mancanza di rispetto per la nostra reputazione è una vergogna”.
Prendendo spunto dall’adagio “The US innovates, Europe regulates”, è evidente la differenza di approccio tra gli Stati Uniti dove prevale una cultura più orientata alla sperimentazione, al rischio e alla libertà d’impresa, mentre in Europa è più radicato l’approccio normativo e prudenziale, con maggiore attenzione a diritti, sicurezza e sostenibilità. Questo non è senz’altro negativo, anzi sui diritti l’Europa è sempre stato un faro per il mondo; ma si insinua anche il dubbio che l’applicazione della Direttiva porterà a parecchi grattacapi per le aziende italiane.
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